Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
Roma, 12 gennaio 20121 – Pubblicato oggi l’Atto di indirizzo firmato dalla Ministra Lucia Azzolina con le dieci priorità politiche del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2021. Si tratta di un atto successivo alle scelte economiche effettuate dal governo, pertanto privo del supporto finanziario. Il documento è una mera enunciazione di principi, alcuni non condivisibili come la riproposizione divisiva della “meritocrazia” già vissuta nella stagione della Legge 107.
Si descrive la scuola come oggetto di importanti investimenti già realizzati e con un riposizionamento strategico della propria funzione di servizio pubblico, ma ci troviamo in realtà di fronte ad uno dei momenti più difficili che la scuola del nostro Paese abbia attraversato, con un evidente malcontento di studenti, genitori, docenti, dirigenti, personale ATA, precari e non. L’impegno profuso e le risorse messe in campo non hanno di fatto consentito di assicurare la tenuta del sistema nazionale di istruzione che si trova disgregato e frammentato in relazione alle diverse condizioni territoriali.
Riteniamo che l’Atto di indirizzo sia caratterizzato da indicazioni molto generiche sulle azioni da intraprendere e dalla riproposizione della solita retorica meritocratica con l’introduzione di una logica divisiva della categoria e di articolazioni inedite del personale docente attraverso il cosiddetto middle management. La Azzolina poi, come i suoi predecessori, dimentica del tutto il personale ATA.
Come FLC CGIL abbiamo denunciato e confermiamo l’insufficienza degli investimenti dal punto di vista quantitativo e qualitativo e auspichiamo un vero cambio di passo per il rilancio del sistema di Istruzione, a partire dalle priorità che abbiamo sempre indicato: estensione dell’obbligo scolastico, aumento del tempo scuola in tutti gli ordini e generalizzazione del tempo pieno, miglioramento delle strutture e delle infrastrutture, diminuzione degli alunni per classe, stabilizzazione e qualificazione degli organici attraverso retribuzioni a livello europeo.
La comunità educante non ha bisogno di scelte autoritarie e verticistiche, ma di risorse e valorizzazione delle professionalità. La scuola militante ha affrontato la crisi pandemica facendo ricorso a tutte le proprie energie, la ministra dovrebbe essere in grado di valorizzare questo lavoro e non di costruire strumenti divisivi.