Le proposte della CGIL e della FLC CGIL su reclutamento docenti della scuola e PNRR, personale ATA, stabilizzazione docenti precari AFAM, Università e Ricerca
Si è svolta il 4 luglio 2023, presso le commissioni riunite I e XI della Camera, l’audizione dei sindacati confederali sul Disegno di legge 1239: “Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l’organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l’anno 2025”.
Riguardo ai settori della conoscenza la CGIL ha espresso le seguenti valutazioni.
Reclutamento docenti della scuola
Innanzitutto abbiamo sottolineato come il decreto si inserisce nel contesto della revisione del sistema di reclutamento, che è una delle 6 riforme previste dal nostro Paese nella Missione 4 Istruzione e Ricerca del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed è finalizzato a realizzare 70 mila assunzioni entro il 31 dicembre 2024, caratterizzate dal percorso formativo e dagli standard professionali fissati nella riforma.
Le norme attuative non hanno destinato alcun a risorsa ai percorsi di formazione in ingresso e alla riforma nel suo complesso. Questo rappresenta il limite più grosso con cui oggi si scontra l’attuazione del nuovo sistema.
Riguardo ai concorsi ordinari la previsione di prove scritte effettuate mediante domande a risposta multipla risponde alla necessità di velocizzare lo svolgimento dei concorsi per rendere perseguibile l’obiettivo assunzionale assunto con la Commissione Europea. A garanzia della qualità e coerenza delle prove, è necessario che la redazione dei quesiti venga assegnata a soggetti qualificati, nello specifico alle università.
Riguardo ai concorsi ordinari 2020 e concorsi STEM consideriamo positiva la proroga sino al loro esaurimento delle graduatorie, comprensive degli idonei. Tuttavia l’intervento, che prevede la collocazione “in coda” dei docenti interessati rispetto ai vincitori delle nuove procedure concorsuali, rischia di rinviare ulteriormente le opportunità di assunzione.
Per questo occorre un’attenta ricognizione delle classi di concorso e dei posti su cui bandire i prossimi concorsi, evitando di creare nuove sacche di aspiranti dove gli idonei inseriti nelle graduatorie 2020 risultino già in numero sufficiente a “coprire” i bisogni assunzionali.
Sui corsi abilitanti abbiamo segnalato i rischi connessi alla trasposizione del modello sperimentato con i 24 CFU, ai corsi da 30 e 60 crediti formativi, con il trionfo delle università telematiche e del mercato dei crediti. Per definire percorsi formativi professionalizzanti, di alta qualità e capaci di qualificare i docenti della scuola secondaria con l’acquisizione di competenze didattiche e metodologiche, occorre cambiare rotta e dare una struttura coerente e solida a questi percorsi.
Alla luce di queste considerazioni abbiamo avanzato le seguenti proposte che saranno oggetto di specifici emendamenti
- stanziamento di risorse adeguate ai corsi di formazione abilitanti, tali da abbattere sensibilmente i costi a carico dei corsisti attualmente previsti, che arrivano sino a 2.500 euro per i corsi da 60 CFU e 2.000 euro per quelli da 30 CFU;
- programmazione da parte delle università di un’offerta formativa dei percorsi abilitanti adeguata alla domanda di docenti della scuola secondaria, anche in riferimento alla collocazione geografica dei posti disponibili e della domanda di assunzioni nella scuola;
- governance pubblica della formazione in ingresso, con un ruolo importante degli atenei statali nell’erogazione di percorsi e l’esclusione delle università telematiche;
- per i corsi a regime da 60 CFU ripristino del limite delle attività formative erogabili online al 20% del totale;
- innalzamento della riserva a favore di docenti precari con tre anni di servizio, di cui uno specifico sulla classe di concorso (compresi docenti non vincitori del concorso straordinario bis).
- definizione di un contingente di posti ad hoc dedicato ai docenti già in possesso di abilitazione su una classe di concorso/grado di istruzione o specializzati su sostegno privi dell’abilitazione in maniera da attivare questi corsi in proporzione al fabbisogno di questa categoria.
Formazione del personale ATA
Ai fini di una più rapida conclusione della trattativa relativa al rinnovo del CCNL “Istruzione e Ricerca” triennio 2019-2021, abbiamo segnalato la necessità di prevedere, in sede di conversione in legge del DL in questione, una modifica all’ art.1 comma 125 della legge 107/2015, con l’obiettivo di riequilibrare i fondi per la formazione e sopperire alla carenza di risorse dedicate al personale ATA. Attualmente, infatti, solo lo 0,4% delle risorse previste dal Ministero per la formazione del personale scolastico sono dedicate al personale ATA. Troppo poche, se si tiene conto che gli ATA sono circa un terzo del personale in servizio e delle modalità di svolgimento delle funzioni, specie del personale amministrativo, che mutano con una velocità anche maggiore di quella dei docenti, a seguito della mutevole normativa scolastica e per la continua evoluzione tecnologica dei sistemi informativi di supporto.
Università e Ricerca
Sul versante dell’università, l’art. 5 che definalizza in parte l’uso dei 50 milioni destinati alla valorizzazione del personale tecnico-amministrativo degli atenei, è un primo passo che va incontro alla richiesta ripetutamente avanzata dalla CGIL anche attraverso le mobilitazioni, di consegnare al tavolo contrattuale l’uso e la destinazione delle suddette risorse. Tuttavia la misura contenuta nel Decreto non è ancora sufficiente a dare risposte adeguate alla professionalità del personale tecnico amministrativo delle università che ha la media retributiva più bassa di tutti i settori pubblici. Subordinare l’erogazione della metà di queste risorse alla predisposizione di “appositi progetti” e assegnare al personale un incremento retributivo (equivalente ad un aumento medio mensile di 29 euro) in ragione della sua partecipazione a questi progetti appare un appesantimento importante dell’attività delle università che sono già fortemente impegnate, con le esigue risorse di personale a disposizione, a far fronte ai progetti relativi al PNRR. Si ritiene quindi maggiormente utile rispetto alle finalità della norma demandare interamente l’utilizzo di queste risorse agli istituti contrattuali già previsti dal CCNL.
Per quanto riguarda il rinnovo del CCNL “Istruzione e ricerca” riteniamo che il Decreto sia mancante di due misure che invece sarebbe utile prevedere in sede di conversione in legge per consentire una rapida conclusione delle trattative al tavolo negoziale:
- un intervento teso a superare la disparità di trattamento che si è determinata con la legge di bilancio 2022 laddove ha stanziato risorse aggiuntive destinate solo alla valorizzazione professionale del personale per gli EPR vigilati dal MUR (art.1 comma 310 Legge 197 del 29 dic. 2022), escludendo quasi la metà del personale degli Enti Pubblici di Ricerca. Per superare questa incomprensibile e ingiusta disparità di trattamento proponiamo la creazione di un apposito fondo per incrementare la dotazione finanziaria ordinaria degli Enti di cui all’art.1 del Dlgs 218/16 non vigilati dal MUR, con uno stanziamento di 49 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023 finalizzato, per la quota di 20 milioni di euro, alla valorizzazione del personale tecnico amministrativo e per la quota di 29 milioni di euro destinato alla valorizzazione professionale del personale ricercatore e tecnologo di ruolo di III livello in servizio alla data del 31 dicembre 2021.
- La definalizzazione dei 20 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2022 all’art. 1 comma 310 per la valorizzazione del personale tecnico-amministrativo degli enti pubblici di ricerca, destinandoli agli istituti contrattuali già previsti dal CCNL, anziché disperderli in procedure farraginose che prevedono l’attivazione di “appositi progetti”.
Stabilizzazione docenti precari AFAM
Anche al fine di prevenire l’apertura di ulteriori procedure di infrazione da parte della Commissione Europea, abbiamo ribadito la necessità e l’urgenza di prevedere una procedura straordinaria di stabilizzazione dei docenti precari dell’alta formazione artistica e musicale che maturino tre anni di servizio entro l’anno accademico 2022/2023, in attesa dell’avvio del nuovo sistema di reclutamento a partire dall’a.a. 2024/2025.